PENSIERO COMPUTAZIONALE: UNA ACCEZIONE DA ESPLORARE
La maggior parte della letteratura si riferisce al “pensiero computazionale” come metodo di problem solving che utilizza gli strumenti concettuali propri dell’informatica. Questa definizione si presta ad una varietà di interpretazioni in ambito educativo e, in alcuni casi, ha portato ad approcci che, pur nell’ambito di un contesto tecnologico rinnovato, evocano visioni del rapporto fra informatica ed educazione vecchie di quasi quarant’anni. La programmazione (coding) non è la principale attività degli informatici, ma è soltanto l’ultimo passo di un processo che ha fra i suoi momenti concettualmente più pregiati la modellazione e la rappresentazione della realtà. Come scrive J. Wings, “pensare come un informatico significa molto più che esser capaci a programmare il computer e richiede soprattutto di saper pensare a livelli multipli di astrazione”. L’educazione all’uso di linguaggi e strumenti di rappresentazione è un ambito ancora relativamente inesplorato, ma che appare di grande interesse in relazione allo sviluppo di capacità di costruzione individuale e collettiva del sapere, di collaborazione, di comunicazione. Capire come introdurre specifici strumenti di rappresentazione in differenti ambiti disciplinari o tematici costituisce un terreno impegnativo e promettente di invenzione e sperimentazione didattica.
GLI ISCRITTI AL TAVOLO:
BENNICI ELVIA
GIANNINI MAURA
LA TORRE SILVANA
MACCAFERRO ALESSIA
MARIANI MANUELA
NICCOLINI FABIO
PANZICA FRANCESCA