Piccolo Riccio non vuol dormire
Era una nebbiosa giornata d’autunno e Piccolo Riccio, nella sua tana faceva i capricci. -Ma io non voglio dormire- diceva, e le spine della schiena gli si rizzavano sempre di più –Non voglio dormire, ho detto! Voglio giocare sempre, sempre, sempre, anche d’Inverno! –Non si può- ripeteva la mamma paziente – e quando verrà il momento te ne accorgerai da solo. – No e no!- disse ancora una volta il Piccolo Riccio pestando i piedini. A Piccolo Riccio piaceva molto giocare a nascondino, per lui era così facile confondersi con i ricci delle castagne, o coprirsi di foglie secche, oppure infilarsi tra le radici di un vecchio albero o sotto il cappello di un grosso fungo… Il bosco in Autunno era davvero bellissimo e pieno di posticini perfetti per non farsi scoprire. Piccolo Riccio aveva un sacco di amici, così quella mattina uscì a cercare qualcuno che volesse giocare con lui. Tutto intorno era pieno di suoni e movimenti e ognuno era indaffarato a cercare, raccogliere, frugare. Ma Piccolo Riccio non si curò di niente e di nessuno, tirò dritto per la sua strada fino a quando non arrivò davanti alla cassetta nell’albero di un piccolo scoiattolo. – Piccolo Scoiattolooooo!!!- chiamò con tutto il fiato che aveva in gola. Piccolo Scoiattolo si affacciò all’uscio. – Ciao- Gli disse il Piccolo Riccio, – vuoi venire a giocare a nascondino con me?- Non posso, devo raccogliere le nocciole. Tra poco arriveranno i giorni freddi e mi devo preparare al grande sonno. – E così quest’Inverno dormirai anche tu- fece Piccolo Riccio deluso. – Certamente! E vuoi sapere una cosa? Non vedo l’ora! Piccolo Riccio si rimise in cammino borbottando. Tirava dritto per la sua strada, ma quando arrivò davanti alla tana sotterranea di Piccolo Ghiro si fermò. – Piccolo Ghirooooo!!!- chiamò con tutto il fiato che aveva in gola. Piccolo Ghiro si affacciò all’uscio. – Vuoi venire a giocare a nascondino con me?- Non posso!- Rispose Piccolo Ghiro- devo cercare le ultime ghiande, tra poco arriverà il terribile gelo e io mi devo preparare per il lungo sonno. – Si sa che i ghiri son dei gran dormiglioni- borbottò Piccolo Riccio, e riprese la sua strada. Si fermò solo quando fu davanti alla casetta di pietra di Piccola Biscia. – Piccola Bisciaaa!- chiamò con tutto il fiato che aveva in gola. Lei si affacciò subito all’uscio.- Ciao Piccola Biscia, verresti a giocare a nascondino con me? – Volentieri- rispose lei- ma ritorna in Primavera. Ora devo cercare un buon rifugio per il grande sonno. – E così te ne starai tutto l’Inverno a dormire anche tu – sospirò Piccolo Riccio, sconsolato. – Certamente!- Disse Piccola Biscia- E così faranno lucertole, marmotte, rospi. Perfino il Grande Orso dormirà, lassù nelle caverne profonde.
Piccolo Riccio fece ritorno a casa, camminando pian pianino. Di tanto in tanto dava un calcio a una castagna o a un sassolino che trovava sul sentiero e intanto ripeteva a voce bassa: “ Ma io non voglio dormire”. I giorni nel bosco passavano veloci e la luce del sole filtrava tra i rami sempre più debole. Le ombre della sera scendevano improvvise e accorciavano i giorni. Piccolo Riccio, nella sua tana ed accogliente, come al solito faceva i capricci. – Ma io non voglio dormire, voglio giocare sempre, sempre, sempre! – Vieni qua- disse allora la sua mamma sottovoce, per non disturbare gli altri piccoli che già stavano riposando – vieni vicino a me. Ti voglio raccontare una bellissima storia. E gli raccontò di un cucciolo di riccio che si addormentò in una fredda sera d’Autunno e fece un sogno meraviglioso. Sognò alberi pieni di gemme, gli uccellini che cantavano, i fiori che sbocciavano e le farfalle che volavano. E quando infine il cucciolo di riccio si risvegliò dal lungo sonno, scoprì che era già arrivata la Primavera. Piccolo Riccio ascoltava attento, fino a quando il sonno silenzioso non venne, e piano piano gli chiuse gli occhi – Buonanotte!- fece appena in tempo a mormorare.- Buonanotte piccino- gli rispose la sua mamma – fai un bellissimo sogno che duri fino a Primavera.
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