Gli alberi nell’Enciclica “Laudato si” di Papa Francesco: analisi dell’ambientalista andriese Nicola Montepulciano

albero e papa

Sono gli alberi l’elemento principale della prima analisi del noto ambientalista andriese Nicola Montepulciano sull’Enciclica di Papa Francesco, approfondimento che ovviamente non può non avanzare riflessioni ed osservazioni sulla questione ambientale del territorio della Provincia BAT e quindi sul patrimonio di inestimabile valore custodito nell’Alta Murgia. Leggiamo:

“L’Enciclica di Papa Francesco , che affronta le tantissime cause che contribuiscono al degrado del nostro pianeta, cita per ben 23 volte l’albero , a volte anche solo in alcuni suoi elementi costitutivi. Fra le varie cause del degrado cita i diboscamenti, le deforestazioni per ricavare terreni agricoli o legname, cattiva gestione della risorse forestali, incendi boschivi, rimboschimenti con specie non autoctone, le multinazionali che, cessate le loro attività nei Paesi meno sviluppati, lasciano, tra l’altro, <<…. disoccupazione, villaggi senza vita, esaurimento di alcune riserve naturali, deforestazioni, impoverimento dell’agricoltura e dell’allevamento locale…>>.

Perché tanto interesse per gli alberi? La risposta la si ottiene citando, pari pari, alcuni passi del libro dell’ecologo svedese Kai Curry-Lindahl “ Conservare per sopravvivere “: Fra le numerose funzioni ambientalmente benefiche dei boschi e delle foreste, le cinque che si enumerano qui di seguito hanno la stessa importanza in tutte le parti del mondo:

1) Il ruolo climatico, perché assimilano l’anidride carbonica, purificano l’atmosfera e producono ossigeno; perché determinano aree di scarsa riflessione e di forte assorbimento del calore con bassa conduzione termica; perché intercettano l’aria umida e attirano le precipitazioni; perché agiscono da frangivento e creano una barriera aerodinamica.

2) Il ruolo idrologico, perché servono da bacino idrografico; perché accumulano, depurano e distribuiscono le risorse idriche; perché impediscono che la melma ostruisca laghi e bacini artificiali.

3) Il ruolo ecologico, perché preservano e formano i suoli, mantenendo così le condizioni essenziali per la difesa degli habitat; perché forniscono cibo e condizioni ambientali idonee agli animali selvatici.

4) Il ruolo economico, perché forniscono legname da costruzione, da ardere e sostanze chimiche ( e cibo n.d.r.); perché sono luoghi indicatissimi per il turismo e le attività ricreative; perché fungono da cinture protettive e consentono, perciò, l’incremento qualitativo e quantitativo dei raccolti e degli animali domestici ( nel senso che i boschi migliorano i pascoli utili per animali da allevamento pecore, mucche,etc n.d.r.), perché riducono l’inquinamento da rumore.
5) In montagna le foreste svolgono numerose funzioni addizionali, fra cui quella di modificare le masse d’aria fredda e i venti che scendono dalle zone più alte o, se non altro, di mitigarli facendovi da scherno, e quella di trattenere e frantumare le valanghe.

Alla deforestazione si accompagnano, generalmente, ripercussioni ambientali negative, le più gravi sono:

1) Modificazione del clima e del microclima ( a seconda della maggiore o minore estensione dell’area diboscata).

2) Modifiche nei cicli idrici e nei regimi delle acque, che provocano l’erosione delle sponde dei fiumi, inondazioni sempre dannose e in certi casi catastrofiche ( noi italiani ne sappiamo qualcosa di troppo n.d.r.) , la trasformazione di fiumi perenni, grandi e piccoli, in torrenti stagionali, oppure il loro inaridimento totale; il deterioramento qualitativo dell’acqua; lo scadimento o i mutamenti negativi degli ecosistemi acquatici nei mari, fiumi, nelle zone umide e nei laghi, tutti controproducenti per l’industria della pesca. L’acidificazione dei mari (n.d.r.)

3) Il declino numerico o la scomparsa locale di animali selvatici terrestri.
I lati negativi della deforestazione sono, quindi, moltissimi dal punto di vista ecologico ed economico. C’è chi dice, a ragione, che il valore complessivo delle funzioni svolte dalle foreste supera di quattro volte il valore del legname che se ne ricava. ( Oggi si sostiene che il valore delle funzioni delle foreste sia molto ma molto di più di quattro volte. N.d.r.). Come descritto nel ruolo economico, i boschi sono luoghi indicatissimi per il turismo e le attività ricreative. E’ bene sottolineare che il termine “ricreativo” non va inteso, semplicemente, come una “ condizione atta a concedere svago e divertimento”, ma anche come “ apportatore di un senso di serenità e di ristoro spirituale”. Questo si legge anche alcuni passi dell’Enciclica: “ L’universo si sviluppa in Dio, che lo riempie tutto. Quindi c’è un mistero da contemplare in una foglia, in un sentiero, nella rugiada, nel volto di un povero, e cita l’esperienza di un maestro spirituale islamico, Ali Al Khawwas che diceva <<… C’è un segreto sottile in ognuno dei movimenti e dei suoni di questo mondo. Gli iniziati arrivano a captare quello che dicono il vento che soffia, gli alberi che si flettono, l’acqua che scorre, le mosche che ronzano, le porte che cigolano, il canto degli uccelli, il suono delle corde o dei flauti, il sospiro dei malati, il gemito degli afflitti…>>. E, sullo stesso tono, cita anche San Giovanni della Croce descrivendoci un brano del Cantico Espiritual:<< Le valli solitarie sono quiete, amene, fresche, ombrose, ricche di dolci acque. Per la varietà dei loro alberi e per il soave canto degli uccelli ricreano e dilettano grandemente il senso e nella loro solitudine e nel loro silenzio offrono refrigerio e riposo: queste valli è il mio Amato per me>>.

E’ sorprendente notare come anche in un testo di interesse locale, “Storia della Città di Andria” del Can. D’Urso del 1842, si percepisca la stessa spiritualità quando descrive il paesaggio e la natura di una parte del nostro territorio, allora ricchissimo di boschi: << Il punto dov’esso poggia (Castel del Monte) è veramente delizioso: basta osservarlo per rimanerne convinto. Dal settentrione principalmente, d’onde s’incontra l’azzurrino aspetto dell’erbose spalle di tanti colli, trincerati da selve incantatrici e da boschi folti e continuati, l’orizzonte è pittoresco. Dal mezzogiorno poi il monte a gradi si avvalla in una vasta pianura sempre trapunta da rinascenti fiori. Potrò dunque dire francamente essere questo edifizio e segnatamente nella stagione aprica (primavera-estate, n.d.r.) il vero soggiorno della amenità, salutata da ogni parte dal vergine (puro, allora! N.d.r.) respiro della natura, che quivi riversa largamente le sue innocenti delizie>>.

E’ da osservare che “ le delizie “ della natura sono tante e molte ancora da scoprire, perciò bisogna rispettarla, difenderla e risanarla. Ed è questo anche l’invito che ci viene dall’Enciclica. Come si può, allora, riparare ai danni delle deforestazioni e dei diboscamenti? Procedendo alle riforestazioni e rimboschimenti possibilmente con essenze autoctone. E’ un lavoro immane ma si deve procedere in questa direzione in tutta la Terra se ci vogliamo salvare. Occorrono tanti, tanti soldi. Ma se lo uomo si decide, una volta per tutte, a finirla con la follia delle guerre, che immensi danni procurano sotto tutti ma proprio tutti gli aspetti, allora sarà facile spendere i soldi delle armi in rimboschimenti. Forse a molti può sembrare una follia, ma quei deserti che si sono formati ad opera dell’uomo sin dai più remoti secoli possono tornare ad essere ricoperti di alberi. L’ecologo Lindahl dice:<< E’ uno stato di cose tragico, benché non molto evidente, poiché le catastrofi attuali sono il risultato di una somma di abusi che durano ininterrotti da migliaia di anni. La colpa ricade soltanto sull’uomo, sebbene vi abbiano contribuito gli animali che alleva e in primo luogo le capre. Il fattore clima, invece, è fuori discussione. Durante e dopo il primo conflitto arabo-israeliano, ad esempio, certe zone del Medio-Oriente ridotte praticamente a deserto furono fatte evacuare. Dopo qualche tempo, scomparse le tribù nomadi e le loro capre, le piante – che a memoria d’uomo non vi erano mai cresciute – incominciarono a riconquistare il suolo maltrattato>>.

Quelle zone non furono teatro di guerra per non so quanti anni, né i loro suoli furono sottoposti più a sfruttamento irrazionale, irriflessivo. Perciò la pace e la razionalità sono elementi essenziali per una convivenza fraterna fra tutti gli esseri della Terra.

Nicola Montepulciano
Ambientalista”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *