La grande vasca dei giardini.
La mia infanzia a Ventimiglia, la ricordo. Tornando a quel parco accanto al mare laddove il Roja sfocia dopo un ponte, allora ancora passerella di metallo.Ritrovo i pini alti e le panchine in ferro attorno al fusto delle palme. E’ restato uguale pure il monumento,eretto ai caduti della guerra 1915-18. M’incantavo ad osservarlo ma non capivo allora quanto fosse facile morire in una guerra .
Quando calco il mio piede
su quel viale,
la ghiaia mi digrigna
il disappunto.
Ricordo quei bambini
e li risento
e mi rivedo ancora insieme a loro,
a tirar dei sassolini
in una vasca.
E i pesci rossi li rivedo
che impazziti schizzavano veloci
da quella scossa brusca
che l’ acqua trafitta
ribolliva.
E tu … te la ridevi !
a vederli scappar così atterriti .
Le mamme
gridavano dei nomi,
a far l’appello
per stare più tranquille
e ancora alla breccia
si tornava,
sempre intenti tutti
a fare gioco.
Si separavan sassolini
in più mucchietti
e ogni tanto
a mani colme, scagliavamo
con forza quella breccia su nel cielo
e al grappolo
che in alto poi si apriva,
un ventaglio di grida si levava .
S’ allargavano i sassi ricadendo
dritti, dritti su di noi
e non c’era ombrello per nessuno .
C’eran le risa dei bambini
che, come rondini nel cielo,
alzavano lungo uno stridio,
e correvano veloci per scovare
dei ripari dall’ insolito acquazzone
che arrivava deciso sulla testa
a tutti noi monelli dei giardini.