a cura di Leonardo Macci
“I.C. Don Lorenzo Milani di Latina”
III^ b della Scuola di I grado
Dal buio più assoluto di un laboratorio sconosciuto, in era talmente vicina alla nostra, per la quale potrei parlarne al tempo futuro, si costruì un umanoide, dotato di gambe, braccia e testa, ma soprattutto possedeva una capacità di pensare indipendentemente. Grazie a questo suo stupendo talento gli scienziati, di esso creatori, ben presto lo utilizzarono per migliorare lo stesso laboratorio: un ottimo assistente, un perfetto prototipo con la memoria di un computer e le capacità umane. Era talmente perfetto che gli scienziati creatori ammisero di non poterne fare delle copie, per cui non aveva senso affidargli una sigla: era solo “il robot” o “l’automa”. Non passò molto tempo che gli scienziati adottarono il robot per missioni e lavori fuori dal laboratorio; nella città, il robot trovò molte cose “strane”: bambini che ridevano correndo; la disperazione di una vecchia senza borsa, scippata; due ragazzi che si baciavano ed altri che si picchiavano. Senza farvi caso, poi, passò davanti ad un negozio con un grande cuore stampato su una vetrina. In poco più di 45 min. portò a termine il suo lavoro, e tornò al laboratorio pronto a svolgerne un secondo. Alla richiesta del secondo servizio il robot esitò, chiedendo: “Oggi in città ho visto cose strane; pianti, risate, pugni e baci. A cosa sono dovuti?” lo scienziato resto perplesso: “Bhè quello che oggi hai visto erano sfoghi di sentimenti, emozioni, persone e personalità”. “Cos’è ciò?” ribatté il robot. “Secondo me i sentimenti e le emozioni sono bisogni del cuore.”