UN UOMO SOLITARIO…E LA SUA GRANDE INVENZIONE
di Costigliola Francesca 3°A secondaria – Don Milani
In una piccola casetta sperduta nella radura viveva un uomo insolito e bizzarro. Costui, amava stare da solo, a costruirsi nuovi ideali ed a fantasticare. La gente lo scrutava con occhi malvagi e diffidenti perchè a prima vista sembrava un individuo cupo e privo di sentimenti. Quando egli scendeva in paese per comprare un po’ di viveri, si sentiva osservato e poco apprezzato. Ma, a quanto pareva, tutto questo gli era del tutto indifferente perchè amava la sua vita e l’apprezzava nella sua semplicità. Una mattina di primavera, egli restò seduto sul suo letto a guardare il tramonto e a pensare che forse non era così felice come credeva. Sentiva che gli mancava qualcosa di grande: forse un’ amicizia e una vita sociale. Ma aveva paura di confrontarsi con quel mondo che non gli era favorevole e che in precedenza gli aveva dato solo dispiaceri. Si sentiva, inoltre, in torto con gli abitanti del suo paesello che avevano cercato, inutilmente, di instaurare un rapporto con lui: ma lui aveva risposto a tutti con netto disprezzo. Così decise di mettersi al lavoro per rimediare questo danno. In tarda mattinata si sedette alla scrivania e cercò, grazie al suo grande intelletto, di realizzare qualcosa che potesse rappresentare la sua visione della vita per porla mostrare giù in paese in modo che tutti lo potessero capire maggiormente. Passarono molti mesi prima della completa relizzazione del progetto, lunghe nottate senza dormire e tanta pratica, fino a quando egli scese giù in paese convinto e soddisfatto di ciò che aveva realizzato. Gli abitanti rimasero sorpresi perchè per la prima volta videro quell’individuo con un grande sorriso stampato sulle labbra. Pertanto si fermarono in modo che lui potesse spiegare il motivo di tanta gioia. Così, egli presentò ciò che con cura era riuscito a costruire. Tirò fuori da una grossa valigia un robot davvero fantastico: era alto venti centimetri, molto colorato e arricchito con disegni romantici. Rappresentava l’amore ed era capace di numerose funzioni. A seguire questo primo automa ce n’era un altro che rappresentava la pazzia ed infine numerosi altri che rappresentavano tutti i sentimenti che esistono al mondo. Una volta fatti uscire tutti dalla valigia, cominciarono a giocare a nascondino. La pazzia incominciò a cercare e trovò per prima la pigrizia che si era nascosta dietro il primo cespuglio, poi la dolcezza che si era nascosta dietro una montagna di giocattoli. E infine tutti gli altri robot-sentimenti tra cui l’amore che la pazzia troverà per ultimo. Con questa, ingegnosa presentazione, gli abitanti poterono capire la concezione di vita di questo uomo solitario, ovvero che la cosa più bella della vita è l’amore e che la pazzia l’accompagna sempre. Da quel giorno i cittadini presero questa esperienza come una lezione di vita ed impararono a non giudicare le persone dell’apparenza e non escluderle mai.
DESCRIZIONE
Il mio robot si chiama “Amore”. E’ capace di svolgere numerose funzioni come quella di giocare a nascondino assieme ai suoi compagni robot. Ma sopratutto ha la capacità di scrutare nell’animo
della gente e mostrare la concezione di vita di ogni persona attraverso delle rappresentazioni teatrali.